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II Edizione - 1997

Locandina II Edizione - 1997 Festival delle Colline Torinesi

10/20 luglio 1997

La seconda edizione del Festival delle Colline Torinesi si accosta ancora ad uno dei nodi principali della drammaturgia contemporanea italiana, quello della lingua teatrale, nella convinzone che la scena possa pur sempre costituire, per piccole collettività, un territorio privilegiato di confronto culturale e che proprio il lavoro sulla lingua (fatto dall'autore, dal regista, dall'attore) risulti, nello scambio attori-platea, quello più fecondo. Occorre considerare in proposito come l'italiano della scrittura teatrale - a differenza del dialetto - sia spesso un esperanto e come il pubblico non riesca a riconoscerlo come proprio e autentico.
Teatro come camera di compensazione, come laboratorio della comunicazione: ecco il paradosso o l'utopia a cui si rifà il Festival.
L'apparente disordine tematico rimanda al superamento degli steccati tra nord e sud, tra arte e tecnologia, tra artificio e spontaneità.
Nella difformità di stili attoriali il dato unificante degli spettacoli può essere dunque la consapevolezza della volontà di "cercare" una lingua da dire, da interpretare, da recitare, da capire.
Con divertimento, perchè il teatro sia ri-creazione, respiro dell'intelligenza.

Il cartellone prosegue il proprio viaggio nella drammaturgia contemporanea rinnovando, senza trascurare altre strade, l'esplorazione nel mondo di Testori (con Erodiade e con Traduzione della prima lettera ai Corinti) e di Gadda (con Il Racconto de l'incendio di via Keplero), grandi alchimisti della lingua italiana, grandi inventori. Da loro il passo verso altri autori con il rovello dello stile se non proprio della sperimentazione linguistica è breve.
Quelli per cui la lingua è tormento, autoanalisi, laboratorio, collage. Da Maria Luisa Spaziani a Ugo Chiti, ma anche Claudio Magris, Vincenzo Consolo, Alda Merini. A proposito di lingue, il festival prova a riflettere sulla forza di quelle regionali, del napoletano d'oggi che visita Genet, del romagnolo di Nevio Spadoni, così come del piemontese classico di Alione; ma sottopone al giudizio degli spettatori anche le lingue letterarie, con forte vocazione drammaturgica, di Boccaccio e di Pirandello. A Primo Levi, infine, il festival dedica un omaggio, particolarmente indirizzato alle contaminazioni tra linguaggio scientifico-letterario e testimonianza storico-civile.

Sergio Ariotti

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