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IV Edizione - 1999

Locandina IV Edizione - 1999 Festival delle Colline Torinesi

8/23 luglio 1999

Vi è chi ha detto e scritto che il teatro d'oggi manca di autentica vitalità. Se è azzardato prescrivere delle cure, occorre però essere consapevoli dell'anemia, confrontarsi con l'insoddisfazione.

L'insoddisfazione, ad esempio, della "lingua" teatrale, leitmotiv del Festival delle Colline, da sempre attento a quegli autori che la contaminano, la reinventano, la violentano. L'insoddisfazione anche per il deficitario valore politico del teatro, incapace di essere al passo con i tempi e le generazioni, di "provocare" emozione e dibattito.

Dall'insoddisfazione al desiderio di cimentarsi con rinnovate sfide il passo può essere breve. Questo cartellone, frutto anche di decisive intese con il Festival di Chieri, non può prescindere dal considerarsi il palinsesto di "eventi" in qualche modo radicati nella realtà socio-culturale che li ospita, influenzato dalle dinamiche storiche in atto. Dimenticarle significherebbe dar vita ad un episodio sterile.

Il programma del Festival delle Colline Torinesi riserva il consueto spazio alle prove d'attore: da Marisa Fabbri a Massimo Popolizio, da Paola Pitagora a Sandro Lombardi, da Giovanni Crippa a Valeriano Gialli. Una sorta di ragionata equidistanza tra il teatro tradizionale, quello "giovane" e quello di ricerca rappresentato, ad esempio, dai Magazzini, da Lenz Rifrazioni, dalla Galleria Toledo, gruppi quanto mai rigorosi nelle loro scelte stilistiche.

Un'equidistanza che significa anche la volontà di superare finti o veri steccati. Di qui il largo credito dato ai giovani attori ed alla loro progettualità.

Continua a srotolarsi anche il filo rosso della ricerca sulla lingua: ecco dunque, tra gli autori italiani indagati, Scimone, Tarantino, D'Onghia, Loi, Mussapi, tutti presenti di persona al Festival, ecco un doveroso omaggio a Testori e Pasolini. Grandi maestri cui possono ispirarsi i giovani partecipanti al Premio Drammaturgia Oddone Cappellino. L'ultimo anno del secolo ci sollecita infine qualche sguardo al passato. Di qui l'omaggio a Kantor, testimone scomodo, l'omaggio a Brecht, grande innovatore, quello a Strindberg, nel centocinquantenario della nascita.

Un rovistare in certe curiosità di questo secolo cui si indirizza la Linea del Fiume, spettacoli sui battelli sul Po, un rovistare che caratterizza anche l'attualizzazione del primo psicodramma moreniano, progettata dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Torino.

Sergio Ariotti

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