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giovedì 3, venerdì 4 ore 21
Fonderie Teatrali Limone, Moncalieri

Prima Assoluta

BAAL

spettacolo del progetto CARTA BIANCA

di Bertolt Brecht
regia François Orsoni

con Mathieu Genet, Alban Guyon, Clotilde Hesme, Tomas Heuer, Thomas Landbo, Estelle Meyer, Jeanne Tremsal
musiche
Tomas Heuer
collaborazione artistica
François Curlet
luci
Kélig Lebars
suono
Rémi Berger
costumi
Anouck Sullivan
assistente alla scenografia
Flavien Renaudon

produzione, distribuzione Amélie Philippe
amministrazione
Julie Allione
produzione
Théâtre de Nénéka
coproduzione
Festival d'Avignon, Collectivité territoriale de Corse, Ville d'Ajaccio, Festival delle Colline Torinesi, CCAS, Théâtre de la Bastille
con il sostegno di
Théâtre universitaire de Nantes
nell'ambito di una residenza di creazione
, Théâtre 71 Scène nationale de Malakoff
testo italiano sottotitoli
Julie Faure, editing Gessica Franco Carlevero per il Festival delle Colline Torinesi
nell'ambito di Face à face - Parole di Francia per scene d'Italia

SPETTACOLO DEL PROGETTO CARTA BIANCA
durata 2h - versione originale con sottotitoli in italiano

Durante la prima guerra mondiale l'occidente ha orchestrato un suicidio collettivo. Nel 1918, una delle risposte del giovane Brecht a questo caos è Baal, metafora lirica di tale "viaggio al termine della notte". Baal racconta la vita di un uomo all'inizio del secolo scorso. Baal, l'essere umano relativo, il genio passivo, il fenomeno Baal dalla sua prima apparizione tra gli esseri civilizzati fino alla sua orribile morte, profittatore di signore dell'alta società e nei rapporti con la gente. La sua vita fu di una "sensazionale immoralità". Baal è un edonista caotico, ripugnante e affascinante. Si allontana dalla società e la sua traiettoria è una caduta progressiva, un suicidio lento e voluto, paradossalmente una ricerca di piacere (di felicità?), ma anche di potenza.
Amo raccontare storie di anti-eroi, sfuggenti, che non si possono riportare a nulla, che sfuggono alla casistica. Baal, l'asociale, ha quella lucidità solare descritta da Pasolini, cosciente che la vita può essere vista come "un incredibile possesso che ci sfugge".

E' questo che vorrei affermare in scena. Non si tratta di concettualizzare una forma, di celarsi dietro la comprensione del testo, di trarre conseguenze affrettate sulla storia di quest'uomo e scegliere quale patologia diagnosticargli. Non intendo pensare la storia di Baal secondo una logica narrativa, bensì come una successione di avvenimenti non necessariamente legati fra loro. Occorreva perciò adottare una forma di libertà rispetto al testo. E' paradossalmente attraverso questo percorso che un senso emerge come nostro. Un principio di incertezza assunto sino al termine delle prove. La mia certezza è la voglia di teatro e di vita che questo testo mi dà, la voglia di un teatro spettacolare e allegro, intimo, impudico e che considera il palco come un luogo di potenza collettiva: Baal permette questo, è una materia gommosa, da tirare e contrarre a piacere.
La distribuzione è limitata a 7 attori, ciascuno ha una parte importante e interpreta più ruoli: tutti sono collettivamente responsabili della narrazione. Volevo che Baal fosse interpretato da una donna e ho proposto il ruolo a Clotilde Hesme. Lei ha la potenza e l'impegno necessari al personaggio. E' un'attrice d'eccezione che impone in scena un'esigenza e una creatività fuori dal comune, è un ready made femminile del sentimento baaliano. Baal interpretato da una donna: questo crea confusione, una forma di dissociazione, un turbamento della frontalità uomo donna. Si parla del desiderio e della forza del desiderio, di consumo, di sessualità, di ebrezza trovati nella molteplicità, nel numero. "Tutto è numero. Il numero è nel tutto. Il numero è nell'individuo. L'ebbrezza è un numero. In uno spettacolo, in un ballo, ognuno gioisce di tutto...". François Orsoni

FRANÇOIS ORSONI
François Orsoni ha fondato in Corsica nel 1999 la compagnia "Le théâtre de NéNéka" e diretto una decina di spettacoli (Brecht, Büchner, Pirandello, Pasolini), molti dei quali creati all'aperto, nelle piazze di paese, e poi portati in tournée in Francia e all'estero. Lavora con lo stesso gruppo di attori sin dall'inizio del progetto. Un progetto che ha come filo conduttore l'importanza della parola: parola che denuncia l'ordine stabilito e le apparenze, che libera ed è fonte di riflessione. Il lavoro con gli attori che incarnano questa parola è basato su un principio di indeterminazione, su un grande spazio di libertà, sull'improvvisazione, sulle competenze individuali (musica, danza, circo) e fino all'ultimo, e forse oltre, nessuno sa quale sarà il punto d'arrivo.
Nel 2007 dirige Jean la chance di Brecht, presentato a Parigi nel 2009 al Théâtre de la Bastille e in tournée in Francia, dove ha riscosso un notevole successo. Il Baal sempre di Brecht, coprodotto dal Festival delle Colline Torinesi, sarà a luglio nel cartellone del Festival d'Avignon.

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