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giovedì 20 ore 19, venerdì 21 ore 21
Fonderie Limone, Moncalieri

Prima Nazionale

NELLA TEMPESTA

2011>2068 AnimalePolitico Project

di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò

con  Silvia Calderoni, Glen Çaçi, Ilenia Caleo, Fortunato Leccese, Paola Stella Minni
drammaturgia Daniela Nicolò
assistente alla regia Nerina Cocchi
suono e video Andrea Gallo e Alessio Spirli (Aqua Micans Group)
organizzazione e produzione Elisa Bartolucci
comunicazione e promozione Sandra Angelini e Lisa Gilardino
logistica Valentina Zangari
distribuzione per la Francia Ligne Directe / Judith Martin

produzione Motus
coproduzione Festival TransAmériques (Montréal), Parc de la Villette (Parigi), Kunstencentrum Vooruit (Gent), La Comédie de Reims, Théâtre National de Bretagne (Rennes), La Filature Scène Nationale (Mulhouse), Centrale Fies, Festival delle Colline Torinesi, Associazione Culturale dello Scompiglio, L'Arboreto - Teatro Dimora
con il sostegno di Emilia Romagna Teatro Fondazione, AMAT, La Mama (New York), Provincia di Rimini, Regione Emilia-Romagna, MiBAC
in collaborazione con Teatro Valle Occupato, Angelo Mai Occupato, Macao, S.a.L.E. Docks

durata 1h30'

La nostra immaginazione utopica si è talmente atrofizzata nell'atmosfera asfissiante di una predicazione apocalittica(...) che sembra molto più facile immaginare un mondo morente che un mondo migliore.
Ma è giustamente quando l'utopia diviene inimmaginabile che è necessaria.
"Les Sentiers de l'Utopie", Isabelle Fremeaux e John Jordan, La Découverte, Paris, 2011

"Cosa succederà adesso?" è la domanda sollevata in chiusura di  "Alexis. Una tragedia greca", l'ultimo spettacolo costruito inseguendo le tracce di un'Antigone d'oggi.
Alexandra Sarantopoulou, in scena, afferma che, per lei, la chiave della risposta è forse in una scritta che alcuni ragazzi hanno fatto su un muro di Atene:

Ερχόμαστε από το μέλλον
NOI VENIAMO DAL FUTURO

Si collocano nel futuro, perché sono il futuro, un futuro che Huxley e Orwell hanno dipinto a fosche tinte, ma che invece riserva qualche sorpresa?
Effettivamente per decifrare il presente è forse più efficace alzare lo sguardo oltre la linea d'orizzonte dell'immediato: dal 2011 abbiamo avviato un fronte allargato e visionario di osservazione, saettando nell'intricato panorama di scrittori, filosofi, artisti-attivisti, fumettisti e architetti rivoluzionari che hanno immaginato (e provano ancora a immaginare) il Futuro Prossimo Venturo. In "Brave new world" Huxley descrive il processo attraverso il quale diverremo complici della nostra stessa riduzione in schiavitù, sedotti sino alla sottomissione... E il mondo perfetto e disumano che prefigura nel titolo è una citazione de "La tempesta" di Shakespeare...

« How beauteous mankind is!
O Brave New World that has such people in't! »
William Shakespeare, The Tempest

Mai avremmo immaginato che la tensione verso il futuro ci avrebbe all'opposto catapultato nel '600... Ma così è stato: leggendo e rileggendo quest'ambigua opera, abbiamo ritrovato - trasfigurate - così tante sorprendenti coincidenze con molte delle domande che ci assillano da tempo, che abbiamo deciso di "gettarci" nella tempesta...
Ad esempio: una delle prime frasi del testo è:
"Where is the master?"
Questa domanda rimbalza fra il Re e il nostromo della nave in balia di onde furenti di fronte alle quali le parole di un capo non servono più a nulla...
What cares these roares for the name of King?
Da questo punto di vista questa tempesta diventa immediatamente quella di un universo socio-politico tutto da ri-fondare (e il clima politico italiano di questi giorni lo testimonia) nel contatto con la diversità di un'isola aliena e dello straniero che la abita. L'isola nell'immaginario rinascimentale è l'utopico mondo alternativo all'autorità, all'oppressione, all'usurpazione... limen marginale che può permettere o accogliere un mondo invertito.
Ma l'isola non è solo il fantastico "Brave new world" descritto da Miranda, ma una costruzione immaginaria della mente del drammaturgo con tutte le incongruenze del suo regista-creatore.
La navigazione e la nave stessa evocano, come Foucault ha dimostrato, immagini di marginalizzazione e spostamento o rimozione, basti pensare alle "Navi dei pazzi" o alle disperate "carrette del mare" ...
È un testo che accoglie nel suo tessuto molti tumulti, più livelli di scompiglio e tante altre tempeste: sia sul piano individuale che di sistema: la Macro-tempesta economica in cui siamo immersi, sempre riconducibile al tema del controllo e dell'uso sconsiderato del potere finanziario, ma anche quella che incarna l'ostile rapporto fra etnie differenti, fra i viaggiatori-migranti che oggi vanno alla deriva sull'isola di Lampedusa (da molti critici individuata addirittura come "possibile isola" scespiriana)...
Vi risiede anche l'eterno conflitto fra generazioni, fra padri e figli, già da noi fronteggiato nel percorso sull'Antigone... E last but not least, la tempesta che sconvolge chi, rovesciando il rapporto tra margini e visione centrale, prova a mettere in discussione il
principio stesso del rappresentare nel suo possibile rapporto di sovversione rispetto al reale e al politico.
Mettendo in atto un play-within-the-play, Prospero - come Shakespeare - sa che ormai non è più possibile essere soltanto attori o spettatori e questa alternanza o coesistenza di ruoli è indicatrice della incerta, rischiosa, mobilità della vita in una direzione eminentemente politica.
Lo testimonia l'inquietudine del re/drammaturgo che deve lasciare l'isola/palcoscenico ad altre mani, altre strategie, altre magie, accomiatandosi dal suo stesso pubblico con le parole: "Let your indulgence set me free". Anche la drammaturgia si spezza su più fronti: da un lato lo studio dei meccanismi del "controllo dei corpi" ci ha spinto a incontrare "chi sorveglia", chi sta dietro i monitor delle camere di sorveglianza, (Prospero e Ariel?), o a chiedere esplicitamente ai passanti per strada: "Where is the master?"(raccogliendo le risposte più imprevedibili)... Dall'altro a "agglutinare" testimonianze fra "chi fugge la sorveglianza" (Caliban?), chi sta costruendo strategie d'invisibilità e anonimato libertario, scavando nelle sacche di resistenza dell'oggi, per entrare in contatto con comunità e gruppi minoritari che hanno scelto di vivere secondo "altre prospettive", come quella appena fondata dagli scrittori del libro citato all'inizio, "Les Sentiers de l'Utopie", in Bretagna... Ma anche con gli attivisti russi Voina con cui abbiamo condiviso un periodo (della loro clandestinità) in Italia.
Il materiale accumulato viene poi "macinato" con gli attori sulla scena, per giungere a uno spettacolo in cui anche la comunità-pubblico può avere un ruolo attivo e determinante per fondare una sorta di   istant city o meglio: ISTANT COMMUNITY. Durante l'"Atelier d'Architettura Nomade", del Dicembre 2012 a Fies Factory di Dro, cui hanno preso parte vari collettivi d'architetti, ci siamo domandati: "Qual è il primo Rifugio dopo un uragano, un naufragio o un conflitto bellico?"
La risposta più immediata è stata: una coperta. E la coperta è anche l'oggetto più semplice da raccogliere e re-distribuire nelle città... Abbiamo così deciso "la scenografia" di "Nella Tempesta": esclusivamente coperte che recupereremo sul luogo della rappresentazione. Non vogliamo più sprecare denaro in "scenografie morte" ma lavorare con materiali che al termine della tournée (e anche di ogni data) possano poi essere "donati" a spazi e associazioni indipendenti della città stessa affinché vengano riutilizzati. L'obiettivo è riuscire, con l'aiuto di "complici" locali, a invitare i cittadini-spettatori ad arrivare a teatro portando delle coperte da casa... Lo spettacolo avrà inizio solo se ci sarà questa collaborazione iniziale: sarà il pubblico con la sua ricerca e il suo impegno a rendere possibile la messa in scena! Una creazione partecipata, allargata, per allestire un campo, una città istantanea, nomade, come nomade, sino a ora, è stato il nostro percorso.  Saremo la miccia che attraversa il palco, che esploderà in piccoli fuochi di domande sul presente e dialoghi brucianti su immaginifici paesaggi futuri, desunti anche da frammenti di romanzi di autori che hanno influito, negli anni, su tutto il nostro stesso percorso artistico come: P.K. Dick, J. London, W. Gibson, H.D. Thoureau, J.G. Ballard, C. McCharty, D. DeLillo, W. Morris, A. Huxley, "La tempesta" di William Shakespeare... e "Une Tempête" di Aimé Césaire.
Perché non provare a trasformare il contratto teatrale in una formula aperta di reciproco scambio, andando a destrutturare lentamente, dall'interno, la prossemica della relazione tra chi agisce e chi guarda?
Proviamo a utilizzare la "temporaneità" dell'evento scenico per creare una ZONA altra a partire dalle nostre stesse esperienze di vita nella comunità nomade, vagabonda, instabile... e corsara che, in quanto artisti un po' "sradicati", stiamo condividendo. Noi, "la Comunità di quelli senza comunità, senza la Noi-Comunità" ci siamo resi conto che la più veritiera forma comunitaria (al di là dell'attivismo politico) è quella che viviamo sul palco, con gli spettatori di ogni città in cui ci spostiamo... nel tentativo di costruire eterotopie temporanee, poli-prospettiche. In quanto "animali politici" creiamo dunque in scena un'esperienza di riappropriazione, sia degli spazi, sia dell'esperienza in sé, sempre immersi "nella tempesta" scespiriana dove, ricordiamolo, non si inscena un mondo che finisce, ma un mondo che comincia.

La tempesta non è quindi un addio al teatro, ma il terreno di una nuova grande proposta teatrale...
La proposta di un teatro che non sia spettacolo ma esperienza, non imitazione o riflesso o sospensione o fuga dalla vita ma vita esso stesso... (Agostino Lombardo, prefazione alla traduzione italiana )

Buon viaggio!

 

MOTUS

Motus nasce a Rimini nel 1991, fondato da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. La compagnia realizza i propri progetti agendo e reagendo ai fatti del quotidiano, nutrendosi delle contraddizioni del contemporaneo, traducendole, facendone materia attiva di riflessione e provocazione. Con le produzioni Occhio Belva (‘94), Catrame (‘96), O.F ovvero Orlando furioso (‘98), Orpheus Glance e Visio Gloriosa (2000) il teatro di Motus acquisisce una rilevante notorietà nazionale ed estera. Del 2001-02 è il progetto Room,s con gli spettacoli Twin Rooms e Splendid's.. Del 2003-04 sono gli spettacoli ispirati a Pasolini Come un cane senza padrone e L'Ospite. Nel 2005 Motus si confronta con l'Anti-theater di Fassbinder con Piccoli Episodi di fascismo quotidiano e Rumore Rosa. Nel 2007 Motus dà avvio a X (ics) Racconti crudeli della giovinezza, percorso sui temi della gioventù e delle periferie urbane italiane, francesi e tedesche. Il progetto Syrma Antigónes, avviato nel 2008, nasce dall'idea di condurre un'analisi del rapporto/conflitto fra generazioni assumendo la figura tragica di Antigone come archetipo di lotta e resistenza. Dal progetto nascono tre contest Let the Sunshine In, Too late! e Iovadovia, e lo spettacolo Alexis. Una tragedia greca. Silvia Calderoni, che collabora assiduamente con la compagnia dal 2005, riceve nel 2010 il Premio Ubu come migliore attrice under 30.


Dal 2011 Motus inaugura un nuovo percorso di ricerca intitolato 2011>2068 Animale politico project per intercettare inquietudini, slanci, immagini e proiezioni sul "domani che fa tremare", esplorando un ricco e intricato panorama di scrittori, filosofi, artisti, fumettisti e architetti rivoluzionari che hanno immaginato (e provano ancora ad immaginare) il Futuro Prossimo Venturo. Il primo Atto Pubblico che ha inaugurato il progetto è stato l'emozionante incontro scenico fra due Antigoni, Silvia Calderoni e un mito del teatro contemporaneo: Judith Malina del Living Theatre. Studiando alcuni romanzi di fantascienza e in particolare Il Mondo Nuovo di Huxley i registi di Motus hanno scoperto un curioso nesso tra la loro ricerca e i temi descritti ne La tempesta di Shakespeare, tanto da spingerli a scegliere The Tempest come "rumore di fondo" per la costruzione drammaturgica di Nella Tempesta, il nuovo spettacolo, nato da una coproduzione internazionale, che porta a compimento il percorso intrapreso nel 2011.

I Motus hanno compiuto un lungo cammino al Festival, dove sono stati presenti già con dieci spettacoli: Splendid's nel 2003, Come un cane senza padrone nel 2005, Rumore Rosa e Piccoli episodi di fascismo quotidiano nel 2006, X(ICS) Racconti crudeli della giovinezza, Crac e Let the sunshine in nel 2009, Iovadovia nel 2010, Alexis. Una tragedia greca nel 2011 (coprodotto dal Festival e creato all'Espace Malraux di Chambéry nell'ambito di Carta Bianca) e The plot is the revolution nel 2012.

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