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3-4 luglio
MONCALIERI Limone Fonderie Teatrali

CUOCERE IL MONDO

di Raffaella Giordano
regia Raffaella Giordano

interpreti Aurélien Zouki, Elisabetta Sbiroli, Fabio Pagano, Raffaella Giordano, Olivier Maltinti, Paola Comis, Valentino Infuso
collaborazione al progetto
Claudio Conti
disegno luci
Bruno Goubert
disegno acustico e composizione sonora
Lorenzo Brusci / timet
suono aggiunto
Davide Tidoni, Andrea de Luca, Lucio Capece, Oliver Night
assistente suono
Davide Tidoni
assistente luci
Alessia Massai
organizzazione generale
Romana Walther
un ringraziamento a
Snejanka Mihaylova, Doriana Crema

coproduzione Sosta Palmizi, CortonaThéâtre Garonne, Tolosa - Théâtre les Bernardines, Marsiglia - Festival delle Colline Torinesi - Teatro Comunale di Modena Fondazione
con il sostegno di
Compagnie Ô Fantômes / Gérard Lorcy, Francia

«La nascita di un'opera è sovente un lungo cammino.

Ho vissuto questo viaggio con pudore, nella consapevolezza di affrontare temi delicati e profondi, nella fiducia di parlare di qualcosa di molto vicino e intimamente connesso.

La parola semplice sgorga misteriosamente da una complessità naturale, è inscritta nell'ordine vitale delle cose, degli esseri umani, del cosmo.

Ho voluto preservare questa semplicità e ricordare che un singolo gesto custodisce un miracolo di essenza.

Ci siamo avvicinati all'episodio dell'Ultima Cena, nella dinamica dell'evento rappresentata dal dipinto di Leonardo.

Abbiamo attraversato un silenzio ed un tempo preziosi, lasciando che l'intreccio dei nostri cuori svelasse le tracce da seguire e il sentiero da sostenere.

Quale tavolo, quale dubbio, quale fede, quale vuoto, quale paura, quale tradimento, quale resurrezione, quale nutrimento.

Ho potuto guardare solamente nelle nostre ri-voluzioni per non parlare di cose costruite a priori, riconoscendo nei corpi le nostre reali resistenze a sé, all'altro.

Abbiamo vissuto la sensazione che la dinamica del quadro fosse in gioco ad ogni istante, nei nostri movimenti: un vuoto come l'esplosione di una presenza, un dubbio, una sospensione piena di risposte, una mano tesa, un passo in avanti come una rinascita.

Ho sempre vissuto il corpo come il luogo concreto del mistero.

Credo nel suo potere di incontrare, attraverso la sua esperienza terrena, le forze trascendenti, ricostituendo così il suo potere di umanità.

La vita del corpo è il frutto di una piena relazione fra l'interno e l'esterno, un movimento che porta alla luce la nostra risposta alla vita. Una solitudine che si costituisce unicamente in una reciprocità ininterrotta.

Tutto questo non si arresta nel tempo in cui saremo in gioco con e attraverso gli occhi di un pubblico, la presenza di un insieme più vasto di esseri umani sarà una forza aggiunta nel rendere più intenso questo processo vivo e irripetibile» (Raffaella Giordano)

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