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12-13 giugno
TORINO Cavallerizza Reale

PICCOLI EPISODI DI FASCISMO QUOTIDIANO

Indagini su Pre-paradise sorry now

di Rainer Werner Fassbinder
regia Enrico Casagrande, Daniela Nicolò

con la consulenza letteraria e musicale Luca Scarlini
con Dany Greggio e Nicoletta Fabbri
in video Silvia Calderoni e Gaetano Liberti
voce off Andrea Riva
editing audio e fonica Nico Carrieri ed Enrico Casagrande
immagini video Daniela Nicolò e Simona Diacci
relazioni e organizzazione Sandra Angelini e Elisa Bartolucci
amministrazione Cronopios

produzione Motus
con il sostegno di L’Arboreto di Mondaino, CANGO-Cantieri Goldonetta, InteatroFestival, Regione Emilia Romagna, Provincia di Rimini

Prima del paradiso, sorry, qualcuno deve soccombere, sorry, la felicità, banalmente, ha un prezzo come l’infelicità di un terzo, che magari non conta molto, o è arrivato da poco, o non si sa difendere, sorry, cose di poco conto! L’eliminazione, in quest’ottica, diventa ovviamente normale, è parte di quel quotidiano che, sorry, non si può certo cambiare. Meglio comprarsi una pistola.
E allora tu, sei un assassino o uno che muore?
Torna l’interrogativo che compariva già in Twin Rooms e qui trova ben altre risposte, negli sguardi di ghiaccio di Ian Brady e Myra Hinley, protagonisti-pretesti, desunti da Pre paradise sorry now, una anomala pièce di Fassbinder del 1969, ispirata alle reali vicende dei due serial killer inglesi arrestati nel 1966. (The moors murderes, ora icone pop delle coppie assassine: Myra è morta in carcere nel 2002, Ian è ancora in vita, alimentato a forza).
Quanti Ian e Myra esistono oggi? Dietro giardinetti ben curati, e i gerani sui davanzali?...
Che magari non uccidono con asce e coltelli, ma con sguardi e parole non dette, come in Katzelmacher, e che ogni giorno vanno in ufficio covando un odio irrazionale, rozzo, proiettato sempre verso qualche nuovo nemico. Oppure all’improvviso prendono un kalashnikov e sparano alla cieca sui compagni di scuola.
Hitler è sopravvissuto.
È dal caos di immondizie e macerie che conclude L’Ospite - un dopo bomba-che guardiamo ancora oggi. Dopo il progetto su Pasolini, l’ultimo e disperato Pasolini di Petrolio e Salò, diamo avvio a un nuovo percorso che scava dentro una serie di scomodi rimossi: è l’ultimo nostro tentativo di resistenza qui.
Non è tempo per intrattenimenti, preferiamo lavorare sul filo del baratro, spostandoci con leggerezza, sempre pronti alla fuga (e alla guerriglia).
Ci insediamo come piante rampicanti, come virus, come ospiti invadenti, nei luoghi, interagendo con gli interni, mutando con gli spazi e in relazione ai contesti, per andare a ricercare tracce, macerie, del fascismo ancora dominante proprio nell’infimo, nel quotidiano, perché “è nelle abitudini del comune vivere domestico che si annidano i germi che alimentano le ideologie autoritarie”. (Motus)

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