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XVI Edizione - 2011

Locandina XVI Edizione - 2011 Festival delle Colline Torinesi

dal 3 al 23 giugno

Nel 1939 finisce con la vittoria di Francisco Franco la Guerra Civile Spagnola, che viene evocata dallo spettacolo L'Entêtement del drammaturgo argentino Rafael Spregelburd, recitato e diretto a Torino da Marcial Di Fonzo Bo e Elise Vigier. In quello stesso anno Frida Kahlo, cui è dedicato Viva la vida! di Assemblea Teatro (interprete l'uruguaiana Annapaola Bardeloni) dipinge l'autoritratto Le due Frida. Una in salute, una malata, che con una pinza medica tenta di arrestare l'emorragia generata dal suo cuore aperto. Sullo sfondo spesse nuvole nere, forse quelle ricorrenti nella storia mondiale.
Il dolore dei corpi da cui nascono le grida e i silenzi del suo teatro, è lo stesso anche di Amore e carne, ultimo concerto-spettacolo di Pippo Delbono e Alexander Balanescu. La carne in cui pulsa, avvampa, si spegne la vita. Una nuova tappa nel percorso dell'attore, autore e regista ligure, sempre alla ricerca dell'essenzialità, del confine autentico tra l'ombra e la luce, della condivisione col pubblico di valori profondi. Il ripudio degli egoismi, ad esempio. "Come possiamo - ha scritto Delbono recentemente - non aver coscienza delle ferite di tutte quelle persone che si stanno avvicinando alle nostre coste?"
Non sono solo le date o gli argomenti a collegare alcuni spettacoli del Festival. Nei rispettivi testi c'è anche traccia evidente di una comune passione etica e politica. Frida Kahlo, eroina tragica della pittura del novecento, fu amica di Breton, di Trockij, capofila del movimento bolscevico, e sognò con ardore la rivoluzione. L'Entêtement, ovvero La Cocciutaggine, ricompone idealmente i pezzi di Guernica, manifesto, con i suoi corpi deformati, sull'ingiustizia delle guerre e mette alla berlina i fatui e volgari fascisti. "Ho voluto ritornare a quegli anni passati - spiega Spregelburd - perché il periodo che stiamo vivendo ne è la conseguenza". Lo spettacolo, realizzato in più lingue (valenciano, francese, e l'inventato katak) da Di Fonzo Bo e da Elise Vigier per Avignon 2011, sarà proposto a Torino in anteprima mondiale, nell'ambito di una collaborazione, ormai pluriennale, con il prestigioso festival provenzale. Tale collaborazione riguardò, nel tempo, lo stesso Pippo Delbono, Ludovic Lagarde, Ricardo Bartís, Hubert Colas, Rabih Mroué, Federico León, François Orsoni. L'Entêtement fa parte del ciclo teatrale connesso all'Heptalogya de Hieronymus Bosch, sette opere distinte, ispirate alla tavola dei sette vizi capitali del pittore fiammingo. La traduzione italiana di L'Entêtement (in spagnolo: La Terquedad) che apparirà nei sottotitoli, è stata generosamente offerta al Festival da Franco Quadri, proprio qualche mese prima della sua scomparsa, ultimo episodio di una lunga amicizia.
Di rivoluzione e di violenza del potere parla anche Alexis. Una tragedia greca, terzo momento del progetto Antigone firmato dalla compagnia Motus, spettacolo che ha come impalcatura più Brecht che Sofocle, con Eteocle e Polinice morti non combattendo l'uno contro l'altro ma per la casualità assassina della guerra. Alexis testimonia l'analogo dramma di Alexandros Andreas Grigoropoulos, il ragazzo di quindici anni ucciso nel 2008 dalla polizia greca. In una scena indimenticabile dello spettacolo la protagonista Silvia Calderoni chiama gli spettatori a ribellarsi, a gettare, come lei, dei sassi. Tappa conclusiva di un lungo percorso di ricerca, da Let the sunshine in a Iovadovia passando per Too late!, Alexis, coprodotto dal Festival, è interpretato da attori italiani, greci, serbi, la regia è di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Prima che al Festival è stato programmato a New York e, nel marzo 2011, alla Salle Boris Vian della Grande Halle de la Villette a Parigi.
Alexis
, oltre che il tema della rivolta contro il potere, ripropone quello della giovinezza violentata e sofferente, già dominante nel Festival 2010. Si pensi a Cannibales di Ronan Chéneau, che, diretto da David Bobée, portava alla ribalta l'irreversibile malessere di un ragazzo e di una ragazza di fronte al mondo in trasformazione. Questi spettacoli del Festival delle Colline Torinesi 2011 e dell'edizione precedente si rivelano dunque "impegnati", volti a restituire al teatro una sua funzione primaria, quella politica appunto. In essi la ricerca di linguaggi scenici, la sperimentazione, il lavoro sulla drammaturgia e l'idea di agorà, tipica della polis, vanno di pari passo. Nessuno degli artisti che li ha creati pensa che il teatro possa cambiare la storia, ma che, forse, possa far cambiare le idee.
Altre problematiche del mondo moderno sono presenti in Observer, spettacolo dell'artista plastico e regista Bruno Meyssat dedicato alla bomba di Hiroshima, alla minaccia nucleare che il recente terremoto in Giappone ha riportato d'attualità e alla sconsiderata rimozione della memoria. Una rimozione che genera spiazzamento, imbarazzo nelle nuove generazioni. Lo coglie, tale imbarazzo, la compagnia Muta Imago in Displace #2 Rovine, riflessione su chi esiste con un piede in un passato che non gli appartiene e un altro in un futuro che non sa immaginare: "Viviamo in un presente fatto di edifici e pensieri che si trasformano rapidamente nei loro stessi resti". La nostra civiltà sta correndo verso la sua estinzione? Come posizionarsi in questo declivio? Muta Imago utilizza il termine displace, con cui si indicano gli esuli ricollocati, per dare un titolo e una chiave di lettura al suo ultimo, appassionato, progetto drammaturgico.
E' uno sguardo anti-xenofobo quello che ispira Le Bouc di Fassbinder (tratto dal testo e dal film Katzelmacher del 1968), messo in scena da Guillaume Vincent con una compagnia di giovani per la Comédie de Reims. Katzelmacher, come terroni o vu' cumprà, è il termine offensivo e cinico con cui in Germania venivano chiamati i lavoratori italiani, turchi, greci. Erano gli anni sessanta del secolo scorso. Quale termine inventerà l'estro razzista per i tunisini e i libici?
Le Bouc
e Observer fanno parte, così come L'Entêtement, del Progetto Europeo Alcotra CARTA BIANCA condiviso con l'Espace Malraux di Chambéry. Tale progetto permette ad alcuni artisti francesi di farsi conoscere in Italia (e ad artisti italiani in Francia) con speciale attenzione per le nuove generazioni. E' stato il caso nel 2010, tra gli altri, di François Orsoni, Gwénael Morin, David Bobée, Paul Desveaux, Ronan Chéneau e Fabrice Melquiot.
Nasce invece dalla collaborazione con il Goethe-Institut Turin la venuta a Torino dello spettacolo Othello, c'est qui, variazioni intorno al mito del Moro, interpretato da un attore e danzatore della Costa d'Avorio, Franck Edmond Yao, e dall'attrice tedesca Cornelia Dörr; la regia è di Monika Gintersdorfer. Premessa allo spettacolo il fatto che in Africa, a dispetto del colore della sua pelle, siano in pochi a conoscere Otello. Othello, c'est qui è stato premiato come miglior  produzione teatrale in lingua tedesca.
Il Festival delle Colline Torinesi, con una percentuale cospicua di titoli stranieri, giunge al suo sedicesimo anno di vita nella convinzione che, proprio in questo periodo di grave congiuntura, occorra continuare a far parte di reti internazionali, ad avere stimoli da interlocutori europei, a fornirne, a difendere il prestigio acquisito e un ruolo divenuto di spicco, a consolidare un rapporto straordinario con gli artisti e con il pubblico, la domanda di cultura e di partecipazione del quale va tutelata. A dispetto dei tanti tagli, a volte pretestuosi. Ecco perché l'immagine d'artista di Marzia Migliora che contrassegna il Festival 2011 è una bandiera marinara, una croce di colore blu su fondo bianco, che significa: "Sospendete quello che state facendo e prestate attenzione ai miei segnali". Sono segnali di aiuto, per una condivisione di responsabilità, ma che attestano anche l'orgoglio per il tantissimo lavoro fatto, meritevole di rispetto. Gli sponsor pubblici e privati lo sanno. Sanno che occorre dar seguito al lungo trend positivo del Festival, specie in questo 2011 rivolto, sebbene con qualche sporadico distinguo, alla riflessione sull'identità nazionale, che è ben tangibile, pur nella pluralità di afferenti. Tale riflessione, molto sentita a Torino, è sviluppata nella sedicesima edizione del Festival, particolarmente in un suo segmento di programma, da alcuni artisti di varie regioni italiane che, in un ambito di creazione contemporanea, di sperimentalismo, utilizzano il dialetto. Se ha ragione Federico Fellini quando afferma che "il dialetto è la testimonianza più viva della nostra storia", può essere questo un modo originale per testimoniare la complessità del processo di unificazione italiana. Nei suoi primi cartelloni il Festival aveva reso omaggio, quasi con gli stessi intenti, a grandi alchimisti della parola, da Gadda a Testori, da Consolo a Tarantino, che combinano italiano e dialetto, lingue morte e foresterismi. Nel 2011 l'attenzione è rivolta invece a sei compagnie di varie regioni. Al Teatro delle Albe che presenta Ouverture Alcina, un solo di Nevio Spadoni in romagnolo, interpretato da  Ermanna Montanari, una delle attrici più duttili della scena italiana. E' la storia di due sorelle vissute nel secolo scorso: "Principessa" impazzita per amore e Alcina che l'accudisce. Sullo sfondo l'Orlando Furioso ad intrecciarsi alla vita vissuta. Straordinaria la forza della lingua di Spadoni, selvatica e misteriosa, sostenuta, contrappuntata dalle musiche di Luigi Ceccarelli. Ouverture Alcina ha recentemente figurato in cartellone nel Coil Festival di New York. L'attenzione è rivolta poi a Krypton, storico nome dell'avanguardia italiana, in cartellone con Terroni d'Italia. In scena Fulvio Cauteruccio nei panni del vecchio Pippu, racconta in siciliano e in altri dialetti, tra farsa e tragedia, la sua ingenua e folgorante vocazione per il teatro, cominciata a Siracusa.
Furie de sanghe
è invece della giovane compagnia barese Fibre Parallele, vincitrice del bando Nuove Creatività. Vi domina il grottesco, il paradossale, l'esagerato, con attori che fanno uso di parrucche, nasi e orecchie finte, che popolano inferni casalinghi. Un atto d'accusa anche aggressivo contro il potere maschile nella famiglia e l'ignoranza. E' teatro di corpi, toccati, violentati, usati. Concepito dall'autore e attore Benedetto Sicca è invece Frateme, commedia ambientata nel quartiere Forcella, nella Napoli dell'immondizia non raccolta, dei cassonetti straboccanti. Una saga famigliare nel dialetto meraviglioso di Eduardo De Filippo: protagonisti una madre, un padre e tre figli, due dei quali gemelli, uno psicologo, un'anziana professoressa, un fantino. Rivive invece nella lingua bresciana di Achille Platto, nei suoi versi endecasillabi, la miracolosa normalitá della Sacra Familia, di Giuseppe in particolare, tormentato dalla gelosia, costretto a barcamenarsi tra quotidiane tribolazioni e disegni divini, infine avviato a comprendere l'importanza del suo ruolo e la sua indiscussa dignità. Dopo il celebre Bibbiù, Platto si confronta di nuovo in questo inedito con le Scritture.
Completa il progetto lingue regionali Nord Ovest di Acti Teatri Indipendenti, regia di Beppe Rosso, una silloge di testi: Storia di Doro, La faccenda, L'ultima casa a sinistra, Tarzan, In bici e Ruit Hora, un affresco della società piemontese dal dopoguerra ad oggi. Autrice Donatella Musso, conosciuta anche per la trilogia Porta Palazzo, che utilizza in questi sei testi un intreccio di italiano colto, piemontese, latino, lingue inventate, tra realismo e visionarietà.
Fedele alla propria scelta di "accompagnare" dei giovani artisti il Festival delle Colline Torinesi offre infine l'occasione di confrontarsi col pubblico a Vincenzo Schino, in cartellone con Sonno, esplorazione di un universo onirico abitato da presenze fragili ed erranti come le streghe di Macbeth o le figure di Goya; a Menoventi con Invisibilmente e In festa, due testi che strizzano l'occhio al teatro dell'assurdo ma anche a Rodrigo García, ai torinesi della Piccola Compagnia della Magnolia, con Otello. Studio sulla Corruzione dell'Angelo, seconda tappa, sull'identità fraintesa, di un trittico shakespeariano inaugurato da Hamm-let e che si concluderà con il Titus; e a Kulturscio'k, con Rosso Caffeina, sorta di musical contemporaneo con una protagonista, divisa tra l'amato mondo dei libri e dei film gialli e quello, a Napoli come a Torino, delle sue immaginazioni notturne.

Sergio Ariotti

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