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X Edizione - 2005

Locandina X Edizione - 2005 Festival delle Colline Torinesi

28 maggio / 30 giugno 2005

Il 10 luglio 1996 nella settecentesca Villa Bria di Gassino Galatea Ranzi scriveva la prima pagina del Festival delle Colline Torinesi, ne cominciava cioè il programma artistico, proponendo, con Mira Andriolo, Dall’immagine tesa, recital tratto dai testi di Clemente Rebora. Da quella data si sono susseguiti sui palcoscenici del festival centinaia di attori, decine e decine di allestimenti, fino all’attuale decima edizione. 
Vi hanno trovato spazio molti grandi artisti italiani di quell’autentica “nouvelle vague” teatrale spesso in rotta di collisione con le convenzioni: la Socìetas Raffaello Sanzio, Pippo Delbono, Teatrino Clandestino, Teatro delle Albe, Motus, Fanny & Alexander, Emma Dante, Claudio Morganti, Alfonso Santagata, Ascanio Celestini, Spiro Scimone, Sandro Lombardi, Lenz RifrazioniValter Malosti, Marcido Marcidorjs, Egumteatro, Scena Verticale
Ad essi si sono affiancati artisti internazionali di grande importanza come Valère Novarina, Alexis Forestier, Rodrigo Garcìa, Fabrice Melquiot, Ricardo Bartis, Ludovic Lagarde
E poi molti interpreti del miglior teatro pubblico: da Galatea Ranzi, appunto, a Marisa Fabbri, rimpianta madrina del Festival, da Franca Nuti ad Anna Bonaiuto, da Anita Bartolucci a Mario Valgoi, da Roberto Herlitzka a Paolo Graziosi, da Massimo Popolizio ad Umberto Orsini, da Mauro Avogadro a Michele Di Mauro, da Luca Lazzareschi ad Antonio Zanoletti, da Ferdinando Bruni a Graziano Piazza.   
Un tema del festival è stata l'insoddisfazione – espressa da molti autori - per la lingua, spesso felicemente reinventata, contaminata per la scena. Non è un caso la presenza di scrittori e drammaturghi come Testori, Pasolini, Gadda, Calvino, Consolo, Cappuccio, D'Onghia, Tarantino, Guerra, Scimone, Spaziani, Beckett, Bernhard, Ponge
Una sequenza disordinata di nomi che ha idealmente congiunto le ville ed i castelli della collina ai teatri e agli spazi di Torino, che ha favorito la formazione di un pubblico vero.
Dieci anni per lavorare appassionatamente ad un progetto che oggi permette al Festival di dialogare in modo costruttivo con decine di artisti e di affacciarsi alla complessa ribalta internazionale facendo parte di una grande rete europea che pone la tutela della creazione contemporanea, dunque il rinnovamento della scena, al primo posto dei propri obiettivi condivisi.

Sergio Ariotti

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